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Pubblicata il 20/07/2022

Tempio: ingiurie e diffamazioni. Il Sindaco passa a denunce e querele

 

Scritto da: Maurizio Savigni
Le ingiurie, le diffamazioni, le calunnie. Le denunce e le querele. Periodo scoppiettante nella politica gallurese, nella figura dei sindaci degli ex capoluoghi di provincia Olbia e Tempio. Il primo, Dottor Settimo Nizzi ha portato a processo per diffamazione, un cittadino reo di aver pubblicato insulti e diffamazioni in vari post, pubblicati sui social network.

Il secondo, il Sindaco di Tempio, Giannetto Addis, oggi ha pubblicato un post sul proprio profilo Facebook, inerente la volontà di passare a denunce e querele, alla luce della pubblicazione sui social network di frasi ingiuriose, commenti diffamatori verso la sua persona (in qualità di Sindaco) e verso l'Amministrazione Comunale che ivi rappresenta. In particolare, Addis scrive: "Accade spesso che gli autori di post o commenti, oltrepassino il limite del diritto sacrosanto di critica politica, che non può però mai trascendere in atteggiamenti di eccessiva nonché gratuita violenza verbale." - commenta. "Di recente - continua - mi sono state rivolte, anche in qualità di Sindaco, pesanti offese con parole ed espressioni senz'altro idonee ad arrecare danno e discredito alla mia persona, alla mia reputazione, al mio onore, alla mia rispettabilità, specie in considerazione del ruolo pubblico che ho il privilegio di rivestire, e che discreditano anche l’intera amministrazione , l’Ente e la Città che rappresento. Lo “spazio virtuale” dei social, evidentemente, porta molti a ritenere che si possa scrivere ciò che si vuole senza conseguenze e senza tenere conto che invece aver pubblicato frasi ingiuriose o diffamatorie comporti una precisa responsabilità penale. Mio malgrado - conclude Addis - sono stato quindi costretto a segnalare tali fatti incresciosi all’autorità competente e a formalizzare alle stesse un atto di denuncia e querela , con l’auspicio che la comunicazione e il dialogo politico soprattutto sui social, possano tornare ad essere civili e sereni" - termina l'intervento.
Vediamo brevemente insieme i 3 principali reati: ingiuria, diffamazione e calunnia. L’ingiuria è l’offesa recata all’onore e al decoro di una persona presente quando viene proferita la frase. Se la vittima non è presente, non sussiste reato. La diffamazione è l’offesa nei confronti della reputazione altrui commessa comunicando con altre persone, che devono essere almeno due o più di due. In questo caso di solito la vittima non è presente. La diffamazione è tipica dei leoni da tastiera su internet. La calunnia è l'accusa ingiusta nei confronti di una persona davanti a una pubblica autorità, di un fatto che non è vero. L’autore del reato agisce conoscendo l’altrui innocenza. Da alcuni anni l'ingiuria non è più reato, ma è un illecito civile. Affinchè sia punita, si deve procedere a causa civile tramite proprio avvocato.
La libertà di parola è un diritto sacrosanto di una democrazia, ma ha dei limiti ed è regolamentata. Non si può sfociare in insulti e diffamazioni. Come direbbe un avvocato molto famoso sul web, Angelo Greco: questa è la legge!
News48
Redazione C48