Scritto da: Maurizio Savigni

Era un articolo che avevo in serbo da tempo, ma mi sono sempre chiesto se ne valesse la pena pubblicarlo. Oggi mi sono fatto coraggio. Tuttavia potrei essere impopolare con questo articolo, con questa riflessione. Mi perdonerete.
Ha fatto scalpore e grande successo in tutta Italia, l'iniziativa Eni, di "far parlare" nei vari dialetti o lingue regionali, i terminali delle proprie pompe di benzina. Da Milano, a Roma, a Napoli, a Palermo, l'iniziativa che inizialmente era sperimentale, si è sparsa in ogni singola pompa di benzina. Il successo è stato amplificato anche dall'onda dei giovani su TikTok, che andando a far benzina, pubblicavano il video del terminale parlando nel proprio dialetto (romano, milanese, toscano, napoletano, siciliano).

L'iniziativa è approdata anche in Sardegna dove nella maggior parte del territorio si parla il sardo, ma attenzione. Il sardo è la lingua principale, ma non ovunque. Se nel centro e sud dell'isola si parla il sardo, il campidanese e il nuorese, nel Logudoro si parla il sassarese e logudorese, mentre in Gallura si parla il gallurese. Ecco allora che soprattutto ad alcuni cittadini galluresi, la cosa fa storcere un po' il naso.

In Gallura, i terminali delle varie pompe di benzina non dovrebbero parlare il sardo, ma il gallurese. L'unico paese in Gallura che ha conservato il dialetto sardo è Luras, dove è parlato da tutti i cittadini. Nel resto dei comuni, abituati al dialetto gallurese, il sardo fa storcere il naso. C'è chi non lo capisce o chi non lo parla. 

Una buona parte di cittadini (esclusi quelli di Luras per i motivi sopracitati), vorrebbe espressamente che i terminali delle Eni station, parlassero il Gallurese e non il sardo. Ad ogni territorio il suo dialetto, insomma... anche se i veri problemi attuali sono altri e più gravi come carenza idrica in Alta Gallura o i danni degli eventi meteo estremi degli ultimi giorni.
Riuscirà l'ENI ad accontentarli? Lo scopriremo presto.

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Redazione C48