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Pubblicata il 06/09/2022

Ecco i NoPellet. È guerra social per non acquistarlo. Converrà?

 

Scritto da: Maurizio Savigni

L'inflazione da record ha spinto al rialzo il costo di tutti i beni di prima necessità, materie prime. Insomma, un po' tutto.

I rincari stanno colpendo anche il pellet, usato da milioni di persone per riscaldarsi con le stufe, appunto a pellet. Si arriva a 10/12 euro al sacco, mentre nello stesso periodo dello scorso anno, il costo era suo 5/7 euro.

I cittadini si stanno riunendo in protesta su Facebook (ovviamente, perché più comodo e nessuno ha il coraggio di scendere in piazza) contro l'aumento esorbitante del costo del pellet. 

Facebook ha amplificato e sta amplificando una sorta di movimento NoPellet, solo che anziché essere negazionista, è proprio contrario all'acquisto del pellet per riscaldamento. 10 euro al sacco o più, sono giustamente insostenibili se uniamo anche il costo dell'energia, triplicato in un anno. 

E così spunta "la ribellione". Utenti invitano altri utenti a non acquistare sacchi di "combustibile", finché il prezzo non calerà fino ai 6 euro medi del 2021. Meglio una maglietta in più.

La situazione è un po' "cringe." In tanti, troppi, sono convinti che non acquistando il pellet, le multinazionali o "il governo" (come si allude in molti post) abbasseranno il prezzo a sacco, ai livelli del 2021. 

Addirittura spuntano post privi di fonti attendibili e certificate, dove si millanta la presenza di "migliaia di containers" nei porti italiani che sono pieni di pellet invenduto e stanno bloccando (a detta di utenti che diffondono notizie prive di fondamento) i porti stessi. Avrebbe detto la stessa cosa l'Ingegner Cane che in tanti ricorderete: "Milleh"

La realtà è difficile da accettare, ma provo brevemente a spiegarvela. Oggi il pellet costa 10 euro a sacco. Aumento spinto dall'elevato tasso di inflazione. Cosa succede: se si dovesse concretizzare un ulteriore aumento dell'inflazione, spinto da una possibile ulteriore crescita del prezzo del gas, inevitabilmente si ripercuoterà sulla catena di produzione, smistamento e vendita del prodotto finale del pellet. Già per questo, si rischia di pagare un costo maggiore per sacco tra ottobre e dicembre. Ora costa 10? A dicembre nello scenario peggiore, potrebbe costarne 15. E no, il costo non diminuirà, nonostante le proteste degli utenti, salvo miracoli... divini... 

Oltretutto occorre evidenziare un altro aspetto. Il pellet adesso rimarrà invenduto in magazzini. E su questo non ci piove. Un domani che arrivano freddo e gelo a novembre e dicembre, inevitabilmente (perché è scontato) le persone si riverseranno a comprare disperatamente il pellet, esaurendo ogni scorta disponibile per non morire di freddo a casa. E cosa succede quando la richiesta (la domanda) è superiore all'offerta (disponibilità del prodotto)??? Succede che il costo del prodotto lievita automaticamente. Ricordate il 2021 quando c'erano i tamponi fai da te? Ecco: all'inizio l'offerta era di (esempio) 1 milione di pezzi al giorno a fronte di una domanda (richiesta) di 8 milioni di pezzi. Un tampone costava perciò 25 euro. Oggi, con una richiesta di 1 milione di pezzi al giorno e una offerta di 8 milioni di pezzi, il prezzo si aggira sui 3 euro, perché la disponibilità è ampia e le scorte ci sono. Lo stesso discorso rischia di accadere con il pellet. Non è speculazione: è economia.

Pensateci bene, quindi. Fate le vostre rivoluzioni su Facebook, ma state attenti, perché in ogni caso potreste pentirvi delle scelte.

News48

Redazione C48