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Pubblicata il 18/09/2018

Il 50% dei trasferiti di Air Italy da Olbia ha più di 50 anni, figli e mutuo da pagare. La CGIL Gallura: stipendi da impiegati, grave ingiustizia. A rischio la sede legale

 

OLBIA, 18 settembre - Come CGIL della Gallura vogliamo portare all’attenzione dell’opinione pubblica, ancora una volta e con rinnovata forza, la grave ingiustizia che Air Italy sta compiendo a danno di 51 dipendenti e delle loro famiglie prima di tutto e poi di Olbia e della Sardegna. Abbiamo voluto fare la demografia dei 51 dipendenti che dal 1 ottobre – se non ci sarà un ravvedimento dell’Azienda, come auspichiamo, o un intervento forte del Governo, come richiediamo in vista dell’annunciato incontro a Roma – saranno costretti a lasciare Olbia per andare a Malpensa senza che ci sia una vera giustificazione economica. Ebbene, i freddi numeri confermano le impressioni che tutti avevamo avuto da subito e che con calore abbiamo sempre denunciato: vengono colpiti ingiustamente i più deboli. Dei 51 dipendenti, oltre il 50% ha più di 50 anni: per la precisione, 26; 21 dipendenti hanno tra 41 e 50 anni; 5 dipendenti hanno tra 30 e 40 anni; nessun dipendente è under 30. Difficile cambiare città, vita a quell’età. Difficilissimo e ingiusto. Terribile, poi, sapere che 27 dipendenti su 51 saranno costretti a prendere una scelta dolorosa: hanno figli e dovranno decidere se portarli con loro o lasciarli a Olbia o in altri paesi della Gallura, dove hanno sempre vissuto. Una scelta che purtroppo decine di lavoratori devono prendere, quando l’azienda è in crisi o a rischio sopravvivenza, ma che in questo caso è odiosa perché il trasferimento da Olbia a Milano non è necessario: il lavoro che i 51 dipendenti faranno a Malpensa lo fanno già ora a Olbia e avrebbero potuto continuare a farlo a Olbia. Anzi, debbono continuare a farlo a Olbia! C’è poi un altro aspetto molto importante che, per ragioni di equità, come CGIL della Gallura crediamo sia doveroso che l’opinione pubblica conosca. I 51 dipendenti sono impiegati e hanno un comune stipendio da impiegato; non godono di alcun privilegio sui voli; hanno uno sconto ma solo se si mettono in lista d’attesa, il che vuol dire che potrebbero non partire per la loro destinazione; se vogliono avere la certezza di partire devono pagare il biglietto come tutti gli altri passeggeri. Per il trasferimento, Air Italy non ha offerto loro né incentivi né altre forme di sostegno, se non 3 mila euro per il trasloco. C’è un aspetto molto allarmante anche in questo caso: ben 15 dipendenti hanno in corso il pagamento di un mutuo per la casa comprata a Olbia o in Gallura. Questo vuol dire che, con il trasferimento a Malpensa, saranno costretti a continuare a pagare, oltre all’affitto, anche il mutuo. Per quanto il vicepresidente di Air Italy Marco Rigotti sostenga che la scelta dei trasferimenti sia stata presa con congruo preavviso al fine di parlare con tutte le persone coinvolte e lasciar loro il tempo di fare le opportune valutazioni, riteniamo che non si possa ridurre ad una questione di tempo una scelta di vita. Ma su una cosa diamo ragione al vicepresidente: tale scelta non è frutto di un capriccio, ma piuttosto dimostra una precisa volontà manageriale di smantellare la sede sarda di Air Italy. Vista la grande inaffidabilità dell’azienda, che ha disatteso quanto concordato con i sindacati e con i Governi nazionale e regionale, appare lecito chiedersi quale sarà la nuova e prossima scelta. Forse spostare la sede legale di Air Italy da Olbia a Milano? Forse è questo l’unico e vero obiettivo?

News48 / Redazione C48